Wise Society : Il menu for change di Slow food per salvare il clima

Il menu for change di Slow food per salvare il clima

di Mariella Caruso/Nabu
27 Settembre 2017

L'associazione fondata da Carlo Petrini promuove la campagna "Menu for change" che per la prima volta lega il cambiamento climatico alla produzione e al consumo di cibo

Si chiama “Menu for change” ed è la campagna promossa da Slow Food International che, per la prima volta, lega il cambiamento climatico alla produzione e al consumo di cibo. «Scegliere cosa mettere nel piatto è un atto politico», professa già da molti anni Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e attuale presidente di Slow Food International. Stavolta, però, dalle parole Slow Food è passata ai fatti lanciando una campagna di comunicazione e raccolta fondi internazionale che, senza giri di parole, evidenzia la relazione tra produzione alimentare e clima che cambia.

menu for change, slow food, clima

Menu for change è una iniziativa di Slow Food dal 16 ottobre alla fine del 2017 articolato in varie iniziative.

La campagna Menù for Change

«Chi si bea della qualità alimentare di un prodotto senza chiedersi se a monte c’è distruzione dell’ambiente e sfruttamento del lavoro è incosciente», ha spiegato Petrini nel corso dell’edizione 2017 di Cheese lanciando l’iniziativa Menu for Change che si articola in tre momenti. Con il primo, “Cibo locale? Sì, grazie!”, dal 16 ottobre al 5 novembre, Slow Food chiede di raccogliere la sfida di mettere in tavola soltanto cibo locale e di stagione.

Dal 6 al 25 novembre con “Ricette amiche del clima”, invece, la richiesta è di mettere in tavola la biodiversità scegliendo una lista di ingredienti buoni e rispettosi per il pianeta. Dal 26 novembre alla fine del 2017, infine, arriverà il momento della classica raccolta fondi a favore della fondazione Slow Food per la biodiversità il cui slogan sarà: “Il pianeta ha bisogno di tutti. Aiutaci a proteggerlo”.

Una campagna contro lo spreco alimentare

Per capire il nesso che esiste tra scelte alimentari e cambiamenti climatici basti pensare che mentre continua la lotta contro la fame nel mondo, in un pianeta da 7 miliardi e mezzo di persone attualmente si produce cibo per 12 miliardi di persone. «un’ampia parte di quello che viene raccolto, trasformato e venduto finisce nella pattumiera», continua Petrini identificando nella lotta allo spreco alimentare l’obiettivo più grande da realizzare.

menu for change, slow food, clima

Menu for Change la campagna di Slow Food contro lo spreco alimentare, Image by iStock

Alimentazione e gas climalteranti

Poi ci sono le emissioni di gas serra. In merito al rapporto tra produzioni agricole e cambiamenti climatici a Cheese ci sono state le testimonianze di agricoltori e allevatori in arrivo da tutto il mondo. Intanto il settore agricolo con il 21% (di cui il 70% derivante dalla fermentazione enterica degli allevamenti industriali), bisogna ricordarlo, è tra quelli che incidono di più nelle emissioni di gas serra in atmosfera. «L’estate 2017 è stata la seconda più calda la quarta più secca dal 1753 in Italia e in buona parte dell’Europa mediterranea», spiega il climatologo Luca Mercalli. E anche se alcune aree dell’emisfero nord del mondo ad oggi hanno tratto dei benefici da questa condizione, non si tratta un effetto a lungo termine.

«Dal 2030 la riduzione dei raccolti vedrà un aumento esponenziale dei danni rispetto ai benefici», prevedono Guglielmo Ricciardi e Alessandra Buffa della Società Meteorologica Italiana. «Le emissioni di CO2, poi, non sono l’unico parametro da considerare – chiudono i climatologi -, vanno tenuti in conto anche il contesto geografico di produzione, la qualità dei suoli e il loro livello di tossicità e l’uso in quanto risorsa scarsa, l’utilizzo di acqua e di biosfera meglio conosciuti come water footprint e ecological footprint».

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , , ,
Continua a leggere questo articolo: