Wise Society : L’agricoltura biodinamica dà buoni frutti e terra fertile

L’agricoltura biodinamica dà buoni frutti e terra fertile

di Mariella Caruso
22 Febbraio 2015

Per i sostenitori delle teorie di Rudolf Steiner la terra deve essere coltivata senza chimica e in armonia con la natura. E il suolo ringrazia aumentando la sua fertilità e non solo

Un’alleanza agricola che superi i modelli industriali basati sull’uso crescente di fertilizzanti, diserbanti, insetticidi e sementi Ogm per tornare a uno sviluppo legato alla sostenibilità restituendo fertilità alla terra, cibo sano, protezione del suolo, valorizzazione del paesaggio e della bellezza, tutela della biodiversità, produzione di cibi sani e in armonia con la natura. Uno scenario possibile che potrebbe diventare un asset economico, sociale e culturale se l’Italia puntasse sull’agricoltura biologica e biodinamica. Se n’è parlato nel corso del 33° convegno internazionale dell’Associazione per l’Agricoltura biodinamica dal titolo “Oltre Expo. Alleanze per nutrire il pianeta. Sì, è possibile” che ha riunito nell’aula magna dell’Università Bocconi prima e al teatro Franco Parenti poi agricoltori, medici, ricercatori, imprenditori ed esperti di alimentazione e ambiente.

I BUONI FRUTTI DELLE ESPERIENZE BIODINAMICHE – «Gli agricoltori biodinamici italiani vendono il 60% della loro produzione all’estero. Il mercato più importante è quello tedesco seguito da altri paesi in cui si apre l’era del consumo di prodotti buoni, puliti e sicuri», ha spiegato il presidente dell’associazione Carlo Triarico agli 800 iscritti al Convegno seguito in streaming da oltre duemila persone. Numeri importanti per un appuntamento al quale tanti agricoltori hanno portato le loro testimonianze di successo. Dall’egiziano Ibrahim Abouleish fondatore di Sekem, iniziativa biodinamica che ha cambiato il volto di 20.000 ettari di deserto facendolo diventare produttivo, a Francesco Micheli, finanziere già fondatore di Fastweb che conduce l’azienda agricola biodinamica toscana Nuova Casenovole ai sconosciuti ai più Giorgio Rossi Cairo di La Raia, Paola Santi dell’azienda Di Vaira a Enea Burano di La Collina, la parola d’ordine è una sola: tornare alla natura. «Credo nella biodinamica grazia a Giulia Maria Crespi (presidente onorario del Fai e fondatrice con il figlio Aldo Paravicini dell’azienda agricola biodinamica Cascine Orsine, ndr) e venticinque anni fa ho cominciato a trasformare i 1000 ettari di Casenovole nell’azienda che è oggi – ha raccontato Micheli -. Abbiamo restaurato le stalle nell’ottica del benessere animale, trattato la terra con un metodo che l’ha arricchita abbandonando completamente la chimica. Per questo invito il Governo a non trascurare questo settore».

LA BIODINAMICA NON È ESOTERISMO – Per gli agricoltori biodinamici, però, il primo pregiudizio da combattere è quello legato alle accuse di fondarsi su metodi di coltivazioni senza alcun fondamento scientifico. Gli attacchi a distanza non sono mancati neppure nel corso del Convegno. Le contestazioni riguardano i preparati, tutti naturali, utilizzati nell’agricoltura biodinamica che utilizzano anche il letame conservato nel corno di vacca. «Mi piacerebbe che qualcuno mettesse le mani nel letame dopo il trattamento e potesse sentire il profumo che dà a quella stessa terra che, dopo la concimazione chimica, puzza», attacca Giulia Crespi ricordando come le aziende che oggi producono concimi e diserbanti a base di nitrati sono «le stesse che durante la Seconda guerra mondiale fabbricavano bombe con le stesse sostanze». Ma nel corso del Convegno a proiettare i dati scientifici sull’incremento della fertilità della terra trattata biodinamicamente ci ha pensato Urs Niggli, direttore dell’Istituto ricerca agricoltura organica di Frick, e a sottolineare la bontà della qualità dei prodotti biodinamici Angelika Ploeger, responsabile del Dipartimento Qualità e cultura del cibo di Kassel in Germania. «Ma bisogna essere consapevoli che l’agricoltura biodinamica e biologica è una nicchia, mentre serve un sistema sostenibile per sfamare tutti», ha chiarito Niggli.

IL BIOLOGICO E L’EXPO – «Se nutrire il pianeta significasse soltanto la magnificazione dei nostri prodotti avremmo perso un’occasione», ha detto il presidente di BolognaFiere, Duccio Campagnoli, che insieme a Federbio, EcorNatura Sì e Alce Nero gestirà il Parco della Bioversità, area tematica di Expo 2015 dedicata alla biodiversità e all’agricoltura biologica e biodinamica. «I temi del biologico e del biodinamico non potevano restare fuori da Expo. Lo abbiamo detto al ministro Martina all’inaugurazione del Sana di Bologna al quale è intervenuta Vandana Shiva e così abbiamo deciso di occuparci del Parco della Biodiversità – ha continuato Campagnoli -. Ci saranno 8.500 mq di aree verdi in cui sarà data un’idea della biodiversità del nostro Paese, sarà allestita una mostra a tema e il MinAmbiente ha deciso di avere i suoi spazi. Inoltre – ha– ci sarà un centro per incontrarsi e discutere dei temi che ci stanno a cuore».

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