Wise Society : Zero rifiuti: strategie per produrre meno scarti con al filosofia zero waste

Zero rifiuti: strategie per produrre meno scarti con al filosofia zero waste

di Francesca Tozzi
7 Novembre 2011

Ridurre al minimo la quantità di scarti prodotti è importante. Ma conta anche la prevenzione: un nuovo manuale ci insegna come fare

Cover libroPrima che la giornalista e scrittrice Marinella Correggia scrivesse un manuale dedicato alle buone pratiche per portare al minimo la quantità di rifiuti prodotti, (intitolato non a caso Zero Rifiuti ed edito da Altraeconomia) già un suo illustre predecessore, il Mahatma Gandhi, esortava le persone diventare “spazzine di se stesse”. Se l’idea del Zero Waste è velleitaria, quella di portare i 540 e più kg di Rsu (Rifiuti solidi urbani) pro capite prodotti da nostro Paese in un anno e spesso non riciclati sotto la soglia dei 100 kg, sarebbe fattibile se alla raccolta differenziata si associasse la prevenzione: scelte di vita e di consumo più consapevoli, ma anche un ripensamento dell’intera catena produttiva. Una strategia in grado di riprogettare il ciclo di vita delle risorse per far tendere allo zero i rifiuti da conferire in discarica.

Zero Rifiuti: dall’Australia alla Lucchesia

La prima città nel mondo ad adottare la strategia Rifiuti zero è stata Camberra, nella lontana Australia, che già nel 1995 approvò la legge “No waste by 2010” ovvero nessun rifiuto entro il 2010, seguita dalla Nuova Zelanda e dalla California. In Italia esiste una rete nazionale di 25 Comuni che hanno assunto questo impegno su ispirazione dell’associazione lucchese Ambiente e futuro la quale, prendendo esempio dal Comune di Capannori capoluogo del distretto cartaio, fece nascere il Centro di ricerca Rifiuti zero, primo in Europa. Questo centro, che lavora in collaborazione con il CONAI, il Consorzio nazionale degli Imballaggi, ha tra le sue finalità la proposta di modalità concrete di riprogettazione industriale di oggetti e imballaggi oggi non riciclabili.

Le ecostrutture

Le operazioni che possono essere attuate dalle amministrazioni che adottano la strategia rifiuti zero sono molte e difficilmente riassumibili, anche perché vanno ad aggiungersi alla gestione della raccolta differenziata, molto efficace per esempio in province come quella di Treviso (dove i rifiuti indifferenziati sono solo 114,6 kg su soli 390 kg di Rsu totali prodotti) meno buona ad Avellino (che produce meno rifiuti, 356 kg, ma differenziando poco).

Vale però la pena di citare alcune ecostrutture indicate nel manuale, necessarie alla prevenzione di massa dei rifiuti e coincidenti con il tessuto urbano perché coincidono con gli stessi luoghi di lavoro, di acquisto e di studio, solo resi più ecosostenibili.

Ci sono i negozi sfusi con prodotti alla spina, dove i clienti riempiono le loro bottiglie con i legumi e i cereali, i biscotti e le farine, ma anche olio e vino, saponi e detergenti, che scendono dai dispenser allineati alle pareti; punti commerciali a imballo zero come quelli delle catene Effecorta, Negozio leggero e Pesonetto.

Ci sono le eco scuole che non solo hanno tutta la cancelleria riciclata, ma anche l’orto e la composteria e la loro ecomensa con acqua in caraffa, menu locali, attività di compostaggio e gestione last minute dei pasti non consumati. Negli eco uffici le fotocopie sono contate, la carta riciclata e tutti le apparecchiature a basso consumo. Ma nel proprio quotidiano, che altro si può fare per prevenire i rifiuti? Zero Rifiuti indica qualche utile strategia.

Eco scuole, Image by © Paul Seheult/Eye Ubiquitous/Corbis

Zero Rifiuti con il compost domestico

Non tutti separano il rifiuto secco dall’umido ma il secondo, che arriva a rappresentare il 30 percento del totale degli Rsu, è quello più difficile da gestire perché emana un cattivo odore, a casa come in strada, ed emette metano nelle discariche. Ma non è sempre necessario conferirlo: questo stesso rifiuto organico può rimanere sul balcone e creare terra fertile per fiori e colture.

Un orto urbano condiviso consente di compostare anche in città ma basta avere a disposizione anche un cortile condominiale, uno spiazzo verde un po’ randagio o, più semplicemente, una terrazza, dato che, a differenza delle casse di compostaggio, i contenitori chiamati compostiere sono più piccoli e adatti ad ambienti ristretti e urbani.

La compostiera di coccio è la più semplice ed economica. La si mette in balcone vicino ai vasi di piante e fiori che andrà a nutrire e si riempie via via di scarti vegetali avendo cura di praticare dei fori fino in fondo al vaso con un bastone o un tubo per garantire al compost una buona aerazione che evita lo sviluppo di odori e accelera l’operazione. Qualche dritta sulle procedure e gli errori da evitare la dà il chimico Federico Valerio, di Italia Nostra, nel suo Corso di compostaggio domestico in campagna e in città, disponibile sul sito dell’associazione.

Stop agli imballaggi per ridurre i rifiuti

In un anno in Italia consumiamo oltre 12 milioni di tonnellate di imballaggi e siamo anche tra i principali produttori europei di rifiuti da imballaggio. Ma come fare ad evitarlo se sugli scaffali dei supermercati quasi tutto ormai è confezionato?

Per esempio scegliere le materie prime e cucinarsele a casa in modo semplice invece di riempire il carrello con cibi pronti e ultra confezionati, è un modo per mangiare meglio, spendere meno e prevenire i rifiuti da imballaggio.

Nulla vieta poi di sostituire le scatole in metallo di pelati o legumi con le conserve autoprodotte in estate nei barattoli di vetro riutilizzato. Da preferire anche il contatto diretto con il venditore (mercati) o addirittura con il produttore (Gas, vendita diretta, cassette a domicilio, mercati contadini) di frutta, verdura, uova e altri alimenti consente di usare imballaggi “andata e ritorno”: i vasetti del miele e delle confetture e i vuoti dell’olio, del vino e dei succhi. E se abbiamo voglia di latte fresco, possiamo sempre andare a mungere i distributori in città: ciao tetrapak!

Bere sostenibile: stop alla plastica con le bottiglie d’acqua

Siamo i terzi consumatori al mondo di acqua in bottiglia e i primi in Europa con i nostri nove miliardi di bottiglie vendute e bevute ogni anno. Che crescono se aggiungiamo bibite, tè freddo e succhi. Che fare se siamo fuori tutto il giorno e vogliamo avere sempre l’acqua a disposizione o ci va di farci un tè o una tisana a metà pomeriggio? Basta avere il giusto equipaggiamento: una borraccia, un thermos e un bicchiere retrattile sono contenitori durevoli di bevande, oggi sempre più pratici e leggeri, che ci rendono indipendenti dalla plastica che siamo soliti vuotare e buttare senza pensarci. Dentro il thermos possiamo mettere acqua ma anche caffè, tè, tisane che rimangono freschi d’estate e caldi d’inverno.

Saponi che non inquinano per l’igiene della casa e del corpo

Non tutti i detergenti hanno un buon odore, alcuni sono tossici, tutti se ne vanno nel bidone sotto forma di flaconi, tubetti, fustini e vasetti. Così, mentre rendiamo lindo il nostro corpo e sterile la casa, sporchiamo l’ambiente.

pulizie domestiche

Image by © Stock4B/Corbis

Forse perché non tutti sanno che l’aceto di vino e quello di mele hanno non solo un ottimo potere sgrassante ma sono anche lucidanti, ammorbidenti e anticalcare; meglio se comprati alla spina e da un produttore “vuoto a rendere”.

Il sapone di Marsiglia grattugiato si può usare in lavatrice al posto delle polverine perché si scioglie, se poi al sapone uniamo il bicarbonato di sodio, che già da solo è un anticalcare, ecco un detergente ancora più efficace. Per l’igiene personale c’è il sapone di Aleppo che, oltre a detergere, idrata e ammorbidisce la pelle così come gli oli vegetali di mandorle, germe di grano e oliva.

L’argilla serve da base per dentifrici e detergenti in polvere. I pannolini lavabili di cotone per i più piccoli sono preferibili a quelli usa e getta anche se inizialmente meno comodi: basta pensare però che il risparmio può arrivare al 70 percento, che sono più salutari e più rispettosi dell’ambiente, per abituarsi ad usarli. E le donne che vogliono essere davvero “ecologically correct” possono affrontare il ciclo armate di una  fantastica mooncup: una coppetta flessibile di gomma naturale o silicone che si indossa facilmente come un tampone, non si sente e dura decenni.

Francesca Tozzi

 

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