Wise Society : Inquinamento e sprechi da nuove tecnologie: ecco cosa si può fare

Inquinamento e sprechi da nuove tecnologie: ecco cosa si può fare

di Sebastiano Guanziroli
13 Agosto 2011

L’information technology ha un ruolo chiave nell'applicazione in azienda di pratiche sostenibili a favore del Pianeta: è il caso di SAP Italia, multinazionale che insegna ridurre l'impatto ambientale. Proprio come quelle messe in atto dal Banco Informatico, Tecnologico e Biomedico, onlus lombarda che riutilizza vecchi computer e macchine ospedaliere. A beneficio di smaltimento e discariche. Ma anche dei Paesi in via di sviluppo e di associazioni no profit

Navigare online inquina il pianeta. Secondo il rapporto di Greenpeace How Dirty is Your Data? nel 2020 Internet consumerà più energia di Francia, Germania, Canada e Brasile messi assieme. Salvo rari casi, come Google, che acquista energia prodotta con le rinnovabili, i giganti dell’informatica utilizzano prevalentemente elettricità generata da centrali a carbone. Apple, Facebook e Ibm sono rispettivamente ai primi tre posti di questa classifica poco virtuosa. L’enorme quantità di elettricità che alimenta le attività online dimostra come l’industria di information technology stia ignorando la possibilità di alimentare le sue infrastrutture con fonti rinnovabili. Un paradosso per un mondo che appare sempre più immateriale e virtuale e viene percepito come poco inquinante. E un paradosso anche considerando che proprio nell’industria IT vengono riposte grandi speranze per ridurre le emissioni di gas serra che riscaldano il pianeta.

Business sostenibile

SAP, azienda multinazionale leader nelle soluzioni software di gestione per l’impresa, è un esempio concreto di come l’informatica possa dare un contributo importante: aiuta le aziende di ogni dimensione e settore a ottimizzare i processi, tagliare i costi e ridurre l’impatto ambientale. Aumentando i profitti. Tiberio Tesi, Direttore Risorse Umane e Organizzazione e Chief Sustainability Officer di SAP Italia, sottolinea la duplicità del ruolo della sua azienda: «in primo luogo noi stessi dobbiamo essere da esempio per le aziende con cui collaboriamo, dobbiamo essere i primi ad adottare le soluzioni e i modelli che proponiamo. E, in secondo luogo, dobbiamo incoraggiare i nostri partner a fare business sostenibile».  L’information technology ha un ruolo chiave nell’applicazione in azienda di pratiche sostenibili per l’ottimizzazione dell’uso di energia e risorse naturali, la limitazione delle emissioni di gas effetto serra e l’adozione di pratiche di Green IT. Tesi, che evidenziando come il fatturato di SAP sul fronte business ambientale sia in continua crescita, delinea i punti di intervento: «riduciamo lo spreco in tre capitoli: carta stampata, energia e carburanti. E considerando che siamo una multinazionale con molti dipendenti, i numeri sono rilevanti. Anche le nostre sedi testimoniano la nostra attenzione: quella di Vimercate si appresta a ricevere la certificazione LEED Gold Platinum, quella di Roma è di classe B ed è dotata di un impianto fotovoltaico da 30 KW. Per entrambe è stato poi avviato il progetto di certificazione ISO 14001. Sono inoltre in corso iniziative per ottimizzare la mobilità, potenziare i sistemi di videoconferenza, digitalizzare gli archivi, rendere efficienti l’illuminazione, il condizionamento e l’utilizzo dell’acqua». Soluzioni adottate da SAP che vengono proposte in seguito alle aziende partner.

Riciclare le apparecchiature in buono stato

Altro tema che da problema può trasformarsi in soluzione è quello dell’e-waste, i rifiuti elettronici. Una mole gigantesca di materiale altamente inquinante che quotidianamente mette a rischio ambiente e salute. Dare ai prodotti tecnologici una seconda vita è la mission del Banco Informatico, Tecnologico e Biomedico, una Onlus lombarda che combatte contro lo spreco di tecnologia: finora,  è riuscita a salvare circa 13000 computer e oltre 7000 apparecchiature ospedaliere ancora funzionanti, dismessi soltanto per esigenze di aggiornamento tecnologico. Come? Innanzitutto raccogliendo computer e attrezzature funzionanti presso le aziende e mettendole a disposizione delle associazioni non profit. Un lavoro svolto dai volontari impegnati nella revisione e collaudo di computer, monitor e stampanti. Poi c’è una divisione Biomedica, nata per favorire l’incontro tra domanda di tecnologia e offerta di beni ospedalieri dismessi, rimuovendo gli ostacoli causati dalle difficoltà di installazione e manutenzione delle macchine: è così che sono state assegnate oltre 7000 apparecchiature a circa 100 organizzazioni attive in 32 Paesi in via di sviluppo.

Dall’anno scorso, poi, vengono forniti alle onlus italiane software e hardware nuovi messi a disposizione quasi gratuitamente dai partner nel programma TechSoup Italia, referente italiano di Techsoup, una  charity statunitense che dal 1987 ha servito 145mila organizzazioni e distribuito prodotti per un valore commerciale di 2,4 miliardi di dollari. «La nostra attività ha un duplice impatto sociale», dice Paolo Galandra, che del Banco è Responsabile Sviluppo Area Informatica, «da un lato mettiamo in condizione le associazioni no profit di dotarsi di tecnologie necessarie, dall’altro minimizziamo l’impatto ambientale, perchè allunghiamo la vita a apparecchiature destinate a smaltimento e discariche».

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