Wise Society : Biometano e sostenibilità: le agroenergie che “ripuliscono” l’Italia

Biometano e sostenibilità: le agroenergie che “ripuliscono” l’Italia

di Andrea Ballocchi
9 Novembre 2015

Una risorsa dal potenziale enorme per il nostro futuro energetico ma che rimane del tutto estranea a pratiche illecite in grado di “captare” incentivi.

Immaginatevi di entrare in fattoria e, dopo aver acquistato prodotti alimentari, fare anche il pieno di biometano. Fantascienza? No, prossima realtà. Ad affermarlo sono gli attori del settore agroenergie riuniti ad un convegno in cui si parla di clima e di energia, di protocollo di Kyoto e di Europa 2030, ma soprattutto di biometano.

Metano bio, sì, proprio come “biologico”. Una potenzialità energetica enorme per l’Italia, offerta da una fonte di «energia chimica, stoccabile, programmabile, rinnovabile e sostenibile», ha illustrato Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas.

Foto di Adrian Infernus / Unsplash

Biometano vs energie fossili: un guadagno da tutti i punti di vista

Parliamo di miniera perché in Italia, se si andassero a utilizzare biomasse quali colture di secondo raccolto, realizzabili su terreni marginali, sottoprodotti agricoli e agroindustriali, insieme alla produzione di biogas da FORSU e discarica “potrebbe essere realisticamente raggiunta una produzione di otto miliardi di metri cubi di biometano all’anno nel 2020 – si spiega nel blog Biogas Fatto Bene – Tale quantità è pari a circa la metà dell’attuale fabbisogno di metano di derivazione fossile”.

Il biometano, e il biogas, sono prospettive interessanti specie per le aziende agricole: lo stesso Gattoni ha evidenziato che «Stiamo realizzando un sistema che permette alle aziende agricole di raggiungere una maggiore competitività, riducendo l’utilizzo di fertilizzanti chimici impiegando biofertilizzante e digestato, aumentando così la sostanza organica nel terreno».

Cos’è il biometano?

Scarti per produzione di biometano

Foto di Michele Novaga

Il processo di raffinazione: Prima di proseguire nella questione green è utile dire che il biometano nasce dal biogas (miscela di metano e anidride carbonica) o, meglio, dal processo di raffinazione (upgrading) del biogas, ottenuto dalla valorizzazione di prodotti e sottoprodotti della filiera agricola e agroindustriale, per arrivare ad una concentrazione di metano del 95%. Una percentuale analoga al gas naturale che si utilizza per vari scopi, tra cui quella di carburante. Con una sostanziale differenza: il biometano nasce da fonti rinnovabili, come detto da sottoprodotti agricoli, e volendo anche dall’umido della raccolta differenziata, il gas naturale proviene da fonti fossili.

Una fonte sostenibile, quindi. Innanzitutto perché il processo di produzione alla base del biogas (e del biometano), non riguarda solo la creazione di energia rinnovabile, ma perché se fatta bene «permette all’azienda agricola di ridiventare un serbatoio di stoccaggio di CO2» ricorda il presidente Cib. A partire dal biogas, che contribuisce anche al miglioramento dell’impatto sull’ambiente degli effluenti di allevamento trasformandoli in fertilizzanti rinnovabili.

Un basso impatto ambientale

Non solo: il biometano genera emissioni di gas serra inferiori del 75% – 200% rispetto ai combustibili fossili. E qui arriviamo a uno dei temi sempre più importanti in ottica clima ed energia, ovvero la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, che secondo gli obiettivi UE per il 2030, dovrebbero essere del 40% in meno rispetto ai valori del 1990, puntando probabilmente ad arrivare a un accordo globale per il taglio del 50% entro il 2050.

Sono diversi i settori che vedrebbero benefici dallo sviluppo di biometano (e biogas): dal settore energetico (perché una fonte rinnovabile stabile e costante nel tempo potrebbe bilanciare l’andamento altalenante e ciclico del solare e dell’eolico), a quello dei trasporti, perché significherebbe ridurre l’impatto di uno dei settori più inquinanti a quello agricolo, per rendere più sostenibile e offrire la possibilità di autosostenersi energeticamente e produrre energia e carburanti “in casa”.

Biogas e biometano

Foto Consorzio Italiano Biogas

Il CIB, è il caso di ricordarlo, promuove da tempo il concetto di #biogasfattobene, ossia ciò che viene prodotto utilizzando non solo biomasse vegetali, ma anche effluenti zootecnici, sottoprodotti agricoli e agroindustriali per l’alimentazione degli impianti. Come viene spiegato in un documento specifico sul “Biogas fatto bene” preparato dal Consorzio, la forza della digestione anaerobica è legata alla capacità di questa tecnologia di integrarsi nel tessuto agricolo esistente. Il biogas assume così i tratti di una filiera “riciclona” ed efficiente nell’uso del suolo agricolo. Non solo: nel digestato rimane una consistente frazione carbonica e gran parte dei nutrienti provenienti dalle matrici organiche in ingresso, con grande beneficio per l’ambiente.

Biogas, biometano ed energia sostenibile

Il tema della sostenibilità ambientale entra anche nel processo per la produzione del biometano che contribuisce, insieme all’adozione di pratiche agricole in grado di incrementare il contenuto in sostanza organica dei terreni, alla riduzione delle emissioni che derivano dall’utilizzo di effluenti zootecnici e residui agroindustriali, a realizzare una filiera potenzialmente “carbon negative”.

Questa vocazione alla sostenibilità nulla ha a che spartire con pratiche illecite, inquinanti, che hanno l’unico scopo di lucrare e riuscire addirittura a beneficiare, a volte, anche degli incentivi pubblici.

Va poi considerato che il biogas è una fonte energetica rilevante per l’Italia. Il nostro Paese già oggi è il terzo produttore al mondo, dietro a Germania e Cina, «con investimenti pari a quattro miliardi tra 2010 e 2014, oltre 1300 impianti realizzati sempre nel quinquennio considerato, con 8 GWh el/anno prodotti e con circa 2 miliardi di Nmc di biometano equivalenti utilizzati all’anno», ricorda Stefano Bozzetto, membro EBA (European Biogas Association), che annota tra le slide di presentazione anche i 12mila addetti nel settore, la più elevata intensità di posti di lavoro stabili per incentivo tra le fonti rinnovabili. Segnala anche il completamento a livello normativo delle “Procedure per la qualifica degli impianti di produzione e per la richiesta degli incentivi per il biometano trasportato extra rete”: in pratica si è dato il via libera perché sia distribuito e venduto agli automobilisti.

Ora si lavora all’immissione in rete (a questo riguardo, l’Autorità per l’energia ha approvato le regole tecniche per la connessione degli impianti a biometano alla rete del gas naturale): sarebbe davvero la conclusione del cerchio che permetterebbe di fare affluire in Italia, ma anche in Europa, “metano bio” creando i presupposti per una rete energetica green.

 

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