Wise Society : Approvato il Lima call for climate change. Ma il mondo è diviso tra ricchi e poveri

Approvato il Lima call for climate change. Ma il mondo è diviso tra ricchi e poveri

di Daniele Pernigotti
14 Dicembre 2014

Molto resta ancora da fare in vista dell'accordo di Parigi 2015, ma la comunitá internazionale ha dimostrato di voler mantenere la temperatura del pianeta sotto i 2 C.

I negoziatori esperti ricordano spesso che un buon accordo dovrebbe essere in grado di scontentare in modo equo tutte le parti in gioco. Da questo punto di vista l’accordo di Lima potrebbe essere visto addirittura come un ottimo accordo, visto le posizioni molto lontane e divergenti dei vari paesi.

Il ruolo dei paesi emergenti: Su un punto invece la Conferenza di Lima sembra aver raggiunto un consenso indiscusso. Bisogna registrare che il mondo é diviso in due. Da una parte i paesi industrializzati il cui sviluppo é stato basato su livelli di emissione di CO2 senza limitazione. Dall’altra quelli poveri che vogliono presentare il conto economico e morale alla parte piú ricca del pianeta, responsabile del cambiamento climatico.

Nel mezzo il blocco dei paesi emergenti, primo tra tutti la Cina, i cui mutati livelli di sviluppo degli ultimi decenni portano ad avvicinare sempre di piú al mondo industrializzato. Al di la dei tecnicismi di sigle, meccanismi e procedure oscure alla totalitá degli abitanti del pianeta, esclusi quelli coinvolti nel negoziato, é stato ancora questo dilemma la vera spina dorsale del negoziato di Lima. L’avvio dei lavori era stato sospinto dalla ventata di ottimismo generata dal recente accordo bilaterale Cina-USA, ma quando si é trattato di mettere nero su bianco le direttrici del futuro accordo di Parigi del 2015 si é tornati alla classica dinamica dell’UNFCCC.

Il Lima call for climate action: Prima la proliferazione di un testo ipertrofico in cui  sono stati raccolti i desideri di tutti, poi il tentativo dei co-chair di raccogliere in un documento di quattro pagine una possibile posizione di sintesi e infine le grandi capacitá negoziali del Presidente della COP, Manuel Pulgar Vidal, hanno consentito di raggiungere comunque l’accordo finale e di approvare il Lima call for climate action.

Ora i paesi hanno la base per finalizzare la bozza di testo allegato al documento che dovrá trasformarsi entro la fine del 2015 nell’accordo di Parigi. Al momento sono previste due tappe intermedie. Una in genaio a Ginevra e la seconda in giugno a Bonn.

I punti chiave della decisione: I paesi dovranno presentare possibilmente entro il prossimo marzo i propri impegni volontari di riduzione delle emissioni, denominati INDC. Tali impegni saranno aggregati dal Segretariato entro novembre per capire se sono sufficienti a limitare l’innalzamento della temperatura sotto la soglia dei 2 C di temperatura. Oltre che alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra il Lima call presta particolare attenzione al tema dell’adattamento, per limiitare i danni causati dal cambiamento climatico.

Il tema della finanza: A Lima é stato di fatto attivato il Green Climate Fund, grazie al contributo principale dei Paesi sviluppati e di particolare significato da parte di Messico, Colombia e Perú. Il fondo ha superato la soglia prevista di 10 miliardi di dollari, di cui quasi la metá proviene da paesi della Ue. il GCF avrá un ruolo centrale anche in futuro per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni e a contrastarne le conseguenze. Per tale ragione dovrá avere la disponibilitá entro il 2020 della considerevole somma di 100 miliardi di dollari all’anno. Resta da vedere il percorso di crescita delle contribuzioni da oggi al 2020.

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