Wise Society : Zucchero italiano sostenibile e presto bio

Zucchero italiano sostenibile e presto bio

di Andrea Ballocchi
22 Giugno 2018

La Coprob lavora per tutelare la filiera bieticolo-saccarifera e per convertirsi al biologico, traendo energia rinnovabile dai propri scarti agricoli

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Coprob è una realtà che riunisce settemila aziende agricole e 5.506 soci conferenti e che gestisce 32mila ettari seminati a bietole tra Emilia Romagna e Veneto. Terreni che nel 2017 hanno prodotto 2 milioni e 300mila tonnellate di bietole e la cui lavorazione ha dato origine a 263mila tonnellate di zucchero, foto: Ufficio stampa Coprob

La storia di Coprob è dolce, perché è lo zucchero il protagonista. È una storia che parte nel 1962, quando nasce la Cooperativa produttori bieticoli. Si tratta dell’unica significativa realtà del settore saccarifero nazionale, che si è attivata per dare un futuro alla filiera dello zucchero italiano: una riserva strategica nazionale importante per un 100% Made in Italy. È bene fare qualche passo indietro e raccontare ciò che è successo in Europa con la riforma operata dall’Unione Europea nel 2006, riguardante la ristrutturazione dell’industria dello zucchero nell’UE. Con questo provvedimento il settore bieticolo-saccarifero europeo ha vissuto una forte razionalizzazione. Tanto per capire cosa abbia significato, basti dire che l’Italia ha visto ridurre di molto i suoi zuccherifici: su cento smantellati in Europa, 17 sono stati chiusi nella sola Italia. Ora ne sopravvivono solo due, entrambi di proprietà della cooperativa. Non solo: la liberalizzazione del comparto bieticolo-saccarifero scattata a ottobre 2017 ha portato a una drastica caduta del prezzo dello zucchero a livello europeo e in particolare in Italia dove le multinazionali nord europee sono entrate con un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nei loro mercati di riferimento. Un’importante fetta dell’economia italiana che copre il 16% del fabbisogno di zucchero nazionale è stata fortemente penalizzata.

FARE SISTEMA IN MODO SOSTENIBILE – Per questo ora più che mai è fondamentale fare sistema: dopo la liberalizzazione del mercato, Coprob ha promosso il patto dello zucchero, un’iniziativa mirata a tutelare il comparto saccarifero nazionale e il lavoro delle sue 7.000 aziende agricole che garantiscono al Paese la riserva strategica di un ingrediente fondamentale per i consumi, per la sostenibilità e l’efficienza dell’agricoltura italiana. A parte l’azione di sensibilizzazione operata anche sui tavoli politici e istituzionali italiani ed europei, la parte che è da rilevare riguarda il metodo produttivo che ha virato da qualche anno all’ecosostenibilità. Coprob, infatti, utilizza tutti i suoi scarti di produzione per produrre energia rinnovabile​.

Per la coltivazione e il metodo produttivo si affida a una società di ricerca, di proprietà della stessa Coprob, di nome Beta, che controlla al dettaglio ogni fase in modo da minimizzare l’impatto ambientale. Non solo: si sta.. coltivando il progetto di coltivazione biologica della barbabietola da zucchero. Anzi, in parte si sta facendo dato che un giovane agricoltore emiliano, socio di Coprob, da un paio di anni ha avviato la sperimentazione con risultati decisamente incoraggianti: così la coop ha deciso di avviare un progetto, promosso a novembre scorso che entro il 2019 prevede di arrivare a coltivare “bio” circa 1.500 ettari di barbabietole.

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Coprob, attraverso la società Beta, controlla al dettaglio ogni fase in modo da minimizzare l’impatto ambientale della coltivazione della barbabietola da zucchero, foto: Ufficio Stampa Coprob

L’attività vocata alla sostenibilità comprende anche l’avvio della produzione del primo zucchero grezzo ricavato dalla barbabietola. Si chiama Nostrano e punta a costruirsi uno spazio nella nicchia di prodotti che sempre più il mercato richiede e che devono offrire la garanzia della provenienza e della qualità. Non solo: Coprob vuole arrivare a coltivare barbabietole biologiche per poi immettere sul mercato, il prossimo anno, uno zucchero biologico e sostenibile. In questo modo lo zucchero, oltre che 100% italiano, tracciato dal campo alla tavola, sarebbe anche green, perché grazie agli scarti di produzione diventa fonte di energie rinnovabili.

E così tornerebbe a essere ancora più dolce e garantirebbe una prospettiva ancora più concreta a Coprob e al suo marchio Italia Zuccheri: con i suoi 250 dipendenti fissi, a cui si aggiungono 300 stagionali che operano nei due stabilimenti di Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Padova). Una realtà che riunisce settemila aziende agricole e 5.506 soci conferenti e che gestisce 32mila ettari seminati a bietole tra Emilia Romagna e Veneto. Terreni che nel 2017 hanno prodotto 2 milioni e 300mila tonnellate di bietole e la cui lavorazione ha dato origine a 263mila tonnellate di zucchero.

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