Wise Society : Una tassa europea sulla carne

Una tassa europea sulla carne

di Francesca Tozzi
25 Gennaio 2013

È quanto ha proposto la Svezia durante i lavori della Commissione Agricoltura della Ue. Obiettivo: incentivare produzione e consumi dell'ortofrutta e scoraggiare quelli della carne. A beneficio dell'ambiente e della salute

L’allevamento della carne e la sua lavorazione rappresentano un capitolo importante nell’economia di molte nazioni: pensiamo alle eccellenze del made in Italy, dalla Chianina ai salumi dop.

Ecco perché fa discutere la tassa europea per scoraggiarne il consumo proposta dalla Svezia durante i lavori della Commissione Agricoltura della Ue. La Commissione sta infatti discutendo sulle future sovvenzioni che l’Unione dovrà stanziare per sostenere le attività agricole ed è in quest’ottica che si pone la proposta svedese che suggerisce di utilizzare lo strumento fiscale per ridurre la produzione della carne – e l’impatto ambientale che ne deriva – incentivando viceversa quella dei vegetali, il tutto a vantaggio dell’ambiente e della salute. Può uno Stato interferire con il mercato guidando dall’alto le politiche economiche degli altri membri dell’Unione?

Carne sì, carne no. Eliminarla dalla dieta o ridurne i consumi. Alimento importante e fonte di proteine nobili oppure cibo ottenuto tramite lo sfruttamento crudele degli animali. Che la sua produzione impatti pesantemente sull’ecosistema non è però un pregiudizio da ambientalisti ma un dato di fatto. Nessun alimento ha un costo ambientale così elevato come quello della carne: basti pensare che per produrre un chilo di manzo servono oltre 15.000 litri d’acqua e che, secondo la FAO, gli allevamenti pesano per il 18% sul totale delle emissioni di gas serra. Nel mondo, secondo gli ultimi dati disponibili, si allevano circa 1 miliardo e 300 milioni di bovini, 2 miliardi e 700 milioni di ovini e caprini, 1 miliardo di suini, 12 miliardi di polli e galline e altro pollame. In alcuni Paesi emergenti, come il Brasile o l’India, il consumo è cresciuto e continua a crescere, mentre in Europa si registra un calo dell’1%. In testa ai consumi la Francia seguita dall’Italia dove dagli anni 60 ad oggi i consumi sono costantemente aumentati (+180%) fino al 2011 per poi calare passando dai 95 kg pro capite annui agli 88 kg.

Secondo gli esperti svedesi, un ruolo attivo deve essere riservato anche ai consumatori che dovrebbero essere più informati per potersi orientare verso consumi alimentari più sostenibili. Un utile strumento potrebbe essere un’etichettatura più dettagliata che consenta al consumatore che vuole la carne di scegliere quella più sostenibile. Misure che comunque da sole non sarebbero sufficienti a cambiare le cose ed è per questo che la Consulta svedese propone di agire anche sulla leva fiscale.

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