Wise Society : Ma salumi, wurstel e salsicce possono provocare il cancro?

Ma salumi, wurstel e salsicce possono provocare il cancro?

di Fabio Di Todaro
26 Ottobre 2015

Il parere dello Iarc finisce sulle prime pagine di tutti i giornali. Ma le conclusioni che emergono sono le stesse che i nutrizionisti diffondono già da diversi anni

La notizia rimbalza da qualche ora sui principali media italiani: «Wurstel, salsiccia e pancetta sono tra le sostanze cancerogene per l’uomo», è il titolo più ricorrente che presenta il lavoro con cui l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha indagato il rischio oncologico legato al consumo di carni rosse e carni trasformate (tutte quelle che subiscono processi di salatura, affumicatura, essicazione e aggiunta di conservanti chimici: al fine di migliorarne la conservazione). Apriti cielo: in meno di un’ora la notizia è diventata l’apertura di quasi tutti i giornali italiani. Ma il documento, pubblicato su The Lancet Oncology, non è altro che una conferma di quanto i nutrizionisti italiani ripetono già da tempo.

RIBADITE ALCUNE CERTEZZE – Da qualche ora sappiamo senza alcun dubbio che anche la carne può contribuire allo sviluppo di alcuni tumori nell’uomo. La correlazione è stata accertata per quelli del colon-retto, della prostata e del pancreas. Certo il legame rispetto a un consumo eccessivo di prosciutto, wurstel, salsiccia e pancetta: rientranti nella categoria delle carni trasformate, inserite nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene (lo stesso che annovera l’alcol, il fumo di sigaretta, l’arsenico e l’amianto). «Bastano cinquanta grammi al giorno di carni trasformate per far crescere il rischio del 18%», hanno sentenziato i ricercatori dell’istituto di Lione.

Più sfumata, invece, la correlazione rispetto alle carni rosse (tutte quelle derivate dal maiale, dai bovini, dal cavallo e dall’agnello.), inserite tra i «probabili cancerogeni per l’uomo» e riconosciuti comunque anche dagli scienziati dello Iarc «come alimenti dotati di proprietà nutrizionali». Vuol dire che non v’è ancora alcuna certezza a riguardo e comunque molto dipende anche dalle dosi a cui si è esposti.

GLI ESPERTI PREDICANO PRUDENZA – L’ondata informativa – il Codacons, ha subito annunciato di voler presentare un’istanza al Ministero della Salute e un esposto al pm di Torino, Raffaele Guariniello – ha provocato le reazioni dei produttori, ma soprattutto i pareri di diversi specialisti. Più o meno allineate tutte le posizioni registrate. Eliminare la carne dalla dieta non è quanto serve, ridurre i consumi – come gli italiani fanno già da tempo, vedasi l’ascesa del vegetarianismo – è già sufficiente a mettersi a tavola senza patemi d’animo. «Non è la carne cancerogena di per sé, quanto tutt’al più alcuni conservanti come i nitriti e i nitrati e sostanze come il benzoapirene e gli idrocarburi policiclici aromatici che si liberano dai processi di combustione – afferma Carmine Pinto, direttore della struttura complessa di oncologia dell’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -. Il profilo nutrizionale dei salumi che si consumano oggi è cambiato molto rispetto al passato, con drastici tagli agli apporti di grassi e di sale. Limitando il consumo di carne al massimo a cinquecento grammi alla settimana, dando in questo intervallo più spazio alla carne bianca e seguendo una dieta varia ed equilibrata, il rischio rimane invariato».

LA TRADIZIONE CULINARIA ITALIANA AL CENTRO DELLA TAVOLA – Dobbiamo riappropriarci della dieta mediterranea: è questo il rovescio della medaglia di quanto affermato finora. Una dieta ricca di cereali, verdure e legumi s’è infatti dimostrata a più ripresa un fattore protettivo per diversi tumori: da tutti quelli dell’apparato digerente a quelli della sfera riproduttiva femminile, oltre che del seno. «È quanto nella comunicazione alla stampa hanno detto anche i colleghi dello Iarc», chiosa Pinto. Prudenza con gli allarmi, dunque. Non è soltanto per colpa della carne che ci si ammala di tumore.

Twitter @fabioditodaro

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